Abbiamo dedicato già articoli al tema di esterovestizione, approfondendo i concetti di sede legale, sede operativa e stabile organizzazione concentrandoci alle definizioni legali. Nel presente testo cercheremo di presentare il processo di trasferimento lecito di un’impresa all’estero.
Le imprese italiane sottoposte a tassazioni elevate cercano opportunità all’estero affinché possano sviluppare la propria attività usufruendo di sistemi fiscali più agevolati. Al fine di ridurre la tassazione, le società ricercano soluzioni di pianificazione fiscale efficaci nel rispetto delle leggi dello Stato. Una delle pratiche è quella di delocalizzare il business in un paese estero, laddove le aliquote fiscali sono più basse.
Questo trend e molto presente tra Italia e Slovenia, due stati confinanti che semplificano per ovvie ragioni la delocalizzazione di un’azienda.
Cosa vuol dire delocalizzazione? La delocalizzazione significa riorganizzare un’attività dislocata all’estero, per ragioni di convenienza economica. I vantaggi di tipo economico possono derivare dalla previsione di minori adempimenti in materia di compliance, dal basso costo del lavoro, dallo sviluppo delle infrastrutture, dalla presenza di vie comunicazione e di trasporto, dalla più favorevole politica doganale o fiscale del Paese rispetto ad altri. Trend presente ormai in tutti i settori, dai autotrasportatori, ai call center fino a siti produttivi oltre ad attività commerciali. Con la delocalizzazione si sposta in un Paese estero la sostanza del business, un processo produttivo o l’intero complesso aziendale, compreso l’apparato amministrativo. Con l’esterovestizione si sposta in un Paese estero non la sostanza, bensì solo la forma del business, facendo permanere il centro decisionale della società nel paese d’origine. Quindi se tale processo è effettuato esclusivamente per ragioni di tipo fiscale – cambia solamente il Paese di costituzione societaria, si tratta di “esterovestizione” e non più di delocalizzazione.
L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e le amministrazioni fiscali dei Paesi occidentali hanno approvato delle linee guida e normative per contrastare l’esterovestizione, imponendo determinati limiti e contromisure fiscali per le imprese che scelgono di delocalizzare la loro attività soltanto formalmente o trasferire la loro residenza fiscale per conseguire indebiti risparmi d’imposta.
Ci sono due modi di eseguire una delocalizzazione lecita ed evitare l’esterovestizione:
Un’azienda può semplicemente reintegrarsi all’estero, in un paese con un livello di tasse più basso, come la Slovenia, ammesso che abbia una significativa attività economica in quel paese. | Delocalizzazione tramite fusione o acquisizione. Lo schema di delocalizzazione più comune è quello di rilevare una società estera, già operativa nel luogo di destinazione, ovvero acquistare una partecipazione di controllo nella stessa. |
Approfondiamo i rischi della delocalizzazione che senza un’adeguata pianificazione potrebbe sviluppare conseguenze economiche e fiscali, tra cui anche quelle connesse all’esterovestizione:
RISCHIO DI INCOMPETENZA | RISCHIO EXIT TAX | RISCHI FISCALI E DOGANALI |
È importante far seguire il processo di delocalizzazione da consulenti fiscali e legali che abbiano precedenti esperienze nell’eseguire delocalizzazioni ovvero operazioni di fusione o acquisizioni nel paese in cui si è pianificato di reincorporare la propria azienda. | È anche importante valutare eventuali conseguenze fiscali previste per l’uscita dal Paese e pianificare il trasferimento professionalmente con l’aiuto di consulenti specializzati. | Se l’attività di delocalizzazione non è effettuata secondo le linee fiscali, l’amministrazione finanziaria del Paese d’uscita, potrebbe riqualificare nel territorio nazionale la residenza fiscale dell’impresa uscente e attrarre a tassazione tutti i profitti conseguiti dalla stessa. Si tratta di conseguenze tipiche dell’esterovestizione. |
Avviare un’attività all’estero è quindi fattibile ma anche una decisione complessa. Prima di prendere decisioni in merito, vale la pena valutare seriamente, con l’aiuto di professionisti esperti, se la propria attività possa essere trasferita all’estero senza problemi giuridici e fiscali. Se questo presenterà reali vantaggi e se la fattibilità fiscale, legale e commerciale e congrua al progetto.